sabato 21 giugno 2014

Ho letto qualcosa di interessante – N.2

CHADE-MENG TAN, ingegnere di Google, ideatore e responsabile del programma Search Inside Yourself, il programma di benessere organizzativo di Google basato sulla Mindfulness, autore del libro Search Inside Yourself. The Unexpected Path to Achieving Success, Happiness (and World Peace), 2012, tradotto in italiano nel 2013 da Corbaccio.

“Il mio cervello da ingegnere mi ha aiutato a tradurre gli insegnamenti delle tradizioni contemplative in un linguaggio che le persone pragmatiche come me possono elaborare”

Meng, nel capitolo “Vantaggi dell’intelligenza emotiva” illustra i motivi per cui un azienda dovrebbe interessarsi all’intelligenza emotiva - competenza potenziata dalla Mindfulness - e identifica 3 principali benefici:
1.      Miglioramento delle performance professionali
2.     Aumento delle abilità di leadership
3.     Creazione delle condizioni per la felicità

Vengono citati alcuni studi scientifici a supporto di queste affermazioni:
1.     MIGLIORAMENTO DELLE PERFORMANCE PROFESSIONALI
Daniel Goleman, “Social Intelligence: the new science of human relationship” (Authors@Google, Mountain View, CA, 3 agosto 2007), http://siybook/v/gtalk_dgoleman.
Lo studio ha elencato, in ordine di importanza, le sei competenze che distinguono i dipendenti con performance migliori nel settore tecnico.
“Ingegneri come me dai quali ci si aspetterebbe delle performance basate sulle sole capacità intellettuali”
a)     Forte spinta al raggiungimento del successo e alto standard di impegno lavorativo
b)    Capacità di influenzare
c)     Pensiero concettuale
d)    Capacità analitica
e)     Capacità di accogliere le sfide
f)      Fiducia in se stessi
Lo stupore di Meng è che 4 competenze su 6 siano di tipo emotivo (a; b; e; f) e solo 2 (c; d) puramente cognitive. L’intelligenza emotiva è dunque correlata al successo non solo nelle professioni commerciali o che prevedono un contatto diretto con i clienti - come è già di per sé intuibile - ma anche a ruoli tecnici e specialistici. E conclude:
“Avere una notevole intelligenza emotiva può aiutare chiunque ad eccellere sul lavoro, anche gli ingegneri”

2.     AUMENTO DELLE ABILITÀ DI LEADERSHIP
Daniel Goleman, “Lavorare con intelligenza emotiva”, capitolo 8 “Le arti dell’influenza” e Appendice 2 “Calcolare le competenze di chi eccelle”
Lo studio evidenzia che la competenza emotiva rappresenta dall’80 al 100% dei fattori essenziali per il successo, in quei leader considerati “straordinariamente capaci”. La tradizionale variabile di riferimento cognitiva, ovvero il QI (Quoziente d’Intelligenza), incide al massimo per il 20%.
Wallace Bachman, “Nice Guys Finish First: a SYMLOG analysis of U.S. Naval Commands, 1988
La ricerca evidenzia che alla maggior parte dei comandanti della Marina Militare Americana considerati carismatici sono riconosciute caratteristiche, correlate all’intelligenza emotiva, quali: positività, estroversione emotiva, cordialità, socievolezza, cooperazione, tendenza a sorridere di frequente, umorismo, comprensione, gentilezza e affidabilità. Conclude Meng:
 “Quando penso ai comandanti militari mi raffiguro personaggi duri come roccia che abbaiano ordini e si aspettano di essere obbediti, mi affascina l’idea che anche nell’ambiente militare la qualità che contraddistingue i migliori comandanti sia l’intelligenza emotiva”

3.     CREAZIONE DELLE CONDIZIONI PER LA FELICITÀ
Richard Davidson e William Irwin, “The Funcional Neuroanatomy of Emotion and Affective Style”, Trends in Cognitive Sciences 3, n.1 (1999)
La metodologia per appurare il grado di felicità di una persona, ci ricorda Meng, consiste nel misurare l’attività cerebrale di una specifica area della corteccia prefrontale sinistra in rapporto alla corteccia prefrontale destra. Più è marcata l’inclinazione verso sinistra maggiori sono le emozioni positive percepite dalla persona, come per es. la gioia, l’energia positiva, l’entusiasmo. Matthieu Ricard, studioso francese con dottorato in genetica molecolare e pluriennale esperienza di meditazione come monaco tibetano, è considerato “l’uomo più felice della terra”. Quando il Dalai Lama decise di sottoporre a studi scientifici la meditazione, invitò i monaci buddisti tibetani a partecipare agli studi occidentali. Ricard rappresentava un soggetto ideale di quegli studi essendo uno scienziato occidentale e contemporaneamente un monaco buddista. Quando venne scannerizzato il suo cervello, la misurazione del livello di felicità schizzò fuori da tutti i parametri, evidenziando che si trattava della persona più felice fino ad allora analizzata dalla scienza. Ricard nel suo libro Happiness: A Guide to Developng Life’s Most Important Skill (2003) - descrive la felicità come “un profondo equilibrio emotivo derivante dall’accurata comprensione di come funziona la mente”. Le abilità che aiutano a coltivare l’intelligenza emotiva – e in particolare l’attenzione e la focalizzazione sul corpo allenate dalla meditazione – contribuiscono dunque a creare un senso di benessere profondo.

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